Il pescatore ligure, fino alla metà del secolo scorso, aveva la prerogativa di essere un maestro nell'uso della rete. La tecnologia non aveva ancora inventato il nylon, e le reti erano fatte di fibra naturale. La fibra naturale, meno resistente e durevole, cedeva sovente, creando buchi e strappi nelle maglie. Era quindi necessario che il pescatore, in autonomia, sapesse rammendare alla perfezione lo strumento più prezioso per il suo sostentamento.
Il pescatore provvedeva al rammendo degli strappi servendosi di uno speciale ago di legno (detto «aguggia») lungo da una decina a una ventina di centimetri a seconda del tipo di rete, recante un incavo a ciascuna estremità sul quale, nel senso della lunghezza, venivano attorcigliati molti metri di filo di cotone.
La posa del pescatore intento al rammendo era indubbiamente caratteristica: seduto a terra, teneva la rete sollevata e ben tesa servendosi di un piede scalzo, dal quale puntava l'alluce contro il filo di una maglia.